Turn of the Brew | giovedì 15 settembre

(Niente di speciale o cerebrale. 
Semplicemente, partiamo da un facile assunto:
libro < libro + caffè < libro + caffè + cibo
Una categoria a parte è quella:
libro + alcool.

Al Turn of the Brew partecipano tutti.
Questa volta si tratta di una gatta come me: LeChatNoir)



Questo è il mio triste, tristissimo, spuntino di metà mattina: latte di soia al cacao (non male!) e biscotti ai cereali. Triste, appunto. Per fortuna a risollevare il tutto c’è Elizabeth Strout con Mi chiamo Lucy Barton. E’ un libro che si legge abbastanza velocemente, non perché sia semplice, ma per la prosa asciutta, essenziale, capace però di contenere al suo interno tante emozioni. La protagonista, aspirante scrittrice, a causa di una malattia è costretta per molte settimane in ospedale; inaspettatamente giunge a farle visita sua madre. Le due non si vedono da anni, ci sono tanti silenzi, luci e ombre, tra loro. I cinque giorni e le cinque notti che passeranno insieme serviranno alla giovane donna per cercare risposte a domande che si porta dietro da anni. L’infanzia di Lucy non è stata facile: la povertà, i disturbi post-traumatici del padre a causa del suo passato da soldato, l’emarginazione da parte dei compagni di scuola per la sua condizione familiare. Tutte cose che si annidano dentro di lei come un’oscurità latente. 

“Oggi che la mia vita è cambiata così tanto, ci sono momenti in cui ripenso agli anni della mia prima infanzia e mi ritrovo a dire: Non era poi chissà quale tragedia. E forse non lo era. Ma ci sono anche momenti in cui, all’improvviso, mentre percorro un marciapiede assolato, o guardo la chioma di un albero piegata dal vento, o vedo il cielo di novembre calare sull’East River, mi sento invadere dalla consapevolezza di un buio talmente abissale che potrei urlare, e allora entro nel primo negozio di vestiti e mi metto a chiacchierare con una sconosciuta dei modelli di maglioni appena arrivati. Deve essere il sistema che adottiamo quasi tutti per muoverci nel mondo, sapendo e non sapendo, infestati da ricordi che non possono assolutamente essere veri”.

Io non sono il tipo di persona che piange facilmente – non senza sintomi premestruali – eppure ero quasi in lacrime, mentre leggevo. Ero lì, con loro, in quella camera d’ospedale, sentivo tutto l’amore, il dolore, la tristezza, la tenerezza che accompagnava la loro vita. Il detto e non detto del loro rapporto . Tutti noi abbiamo una storia da raccontare. E’ la nostra storia potrebbe non essere dissimile da quella di Lucy, infondo non sempre il rapporto con i propri genitori è chiaro, pacifico, lineare. Ma questa è la sua storia. Ed è una storia d’amore. Nonostante tutto.

“E’ la storia di una madre che ama sua figlia. In modo imperfetto. Perché amiamo tutti in modo imperfetto.” 


Lei è Lucy Barton, e vi farà commuovere.

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